Albert Bandura canadese, psicologo contemporaneo specializzato in psicologia dello sviluppo e dell’educazione ha teorizzato un concetto: l’autoefficacia, la percezione di essere capaci nel fare.
Il lavoro teorico e clinico di Bandura è incentrato principalmente sulla teoria dell’apprendimento sociale e sul concetto di autoefficacia: la convinzione di poter avere successo o di fallire in una prestazione.
Il senso di efficacia personale, o autoefficacia percepita, è il prodotto di un sistema autoreferenziale e autoregolato che guida e dirige il comportamento, orienta il rapporto della persona con l’ambiente e pone le condizioni per lo sviluppo di nuove esperienze e capacità.
A una bassa credenza di auto-efficacia corrispondono spesso comportamenti di chiusura e evitamento, basse prestazioni o insuccesso, mentre le persone con alta auto-efficacia hanno buone possibilità di ottenere risultati soddisfacenti.
Quindi, chi è convinto di riuscire in un obiettivo ottiene prestazioni superiori rispetto a chi, oggettivamente più capace, ma consapevole di non farcela, perché si auto-valuta negativamente.
Per questo, le persone che credono di poter superare un problema, fisico o mentale, sono più propense a farlo e sicuramente saranno in grado di raggiungere e portare a termine gli obiettivi che si prefiggono.
L’autoefficacia è anche una parte costituente il concetto di autostima rivolta a una serie di convinzioni che il soggetto ha di se stesso.
Il significato di autostima e di autoefficacia sono intimamente correlati tra di loro, al punto che s’influenzano e determinano reciprocamente.
Esiste una sorta di relazione in cui all’aumentare dell’uno aumenta l’altro e viceversa.
Il senso di autoefficacia riguarda giudizi di capacità personale, mentre l’autostima riguarda giudizi di valore personale.
Nella teoria di Bandura i pensieri e le emozioni acquistano un ruolo con-causale nei confronti dei comportamenti, evidenziando come le aspettative proprie e altrui riguardo le prestazioni esercitino un’influenza sui comportamenti, sulla valutazione dei risultati ottenuti, e in ultima analisi sull’apprendimento.
Quindi, i comportamenti e/o le prestazioni individuali sono influenzati dalle aspettative riguardo le proprie capacità.
Le persone spesso cercano di spiegarsi un evento collegandolo a una causa.
Frequentemente si tende ad attribuire un successo raggiunto a un fattore esterno alla persona, quale potrebbe essere la fortuna, oppure a una fonte interna, come ad esempio la tenacia.
Un individuo che ritiene che il risultato della sua prestazione vari in funzione del suo impegno, quindi in funzione di una causa interna e controllabile, avrà aspettative maggiori di ottenere un successo rispetto a chi è convinto che il risultato di una determinata prestazione sia principalmente determinato da cause esterne e incontrollabili, come la fortuna. E analogamente, valutando le proprie prestazioni passate, l’individuo che si spiega i propri successi attribuendoli a cause interne, stabili e controllabili
(ad esempio, attribuendoli alle proprie capacità, impegno, tenacia) tenderà
a valutare che i successi saranno ottenibili ancora in futuro, alimentando quindi aspettative positive riguardo le performance future.
Viceversa, attribuire il proprio insuccesso a fattori esterni, instabili, incontrollabili, porterà invece a ritenere che i risultati negativi si verificheranno di nuovo in futuro in altre circostanze, innescando una spirale di scarso impegno, sfiducia nelle proprie capacità e impotenza.
Dalla letteratura si evince che le credenze di autoefficacia inerenti la propria capacità di svolgere un compito ed i risultati aspettati predicono fortemente il comportamento effettivo; secondo diversi studi le credenze di autoefficacia sono in grado di predire le performance personali e le scelte professionali.
La relazione tra autoefficacia e raggiungimento degli obiettivi:
secondo la teoria dell’autoefficacia esistono tre processi mentali specifici che spiegano la relazione tra autoefficacia e risultati nelle performance in una determinata situazione, e cioè processi che in qualche misura intervengono nella relazione tra queste due variabili.
Si tratta di tre processi di valutazione della propria autoefficacia in una data situazione o compito:
– Analisi delle richieste poste da una situazione/compito: l’individuo si trova a valutare che cosa è necessario per affrontare una situazione o svolgere un compito o un’attività;
– Analisi attributiva dell’esperienza occorsa: la valutazione dell’individuo riguardo le ragioni che spiegano il successo o l’insuccesso nell’ affrontare una situazione o un compito o un’attività.
- Valutazione delle risorse e dei vincoli personali e situazionali: l’individuo si trova a valutare i fattori personali e situazionali in gioco nell’affrontare una situazione, un compito o un’attività.
I fattori personali includono ad esempio la percezione delle proprie abilità e competenze, mentre i fattori situazionali riguardano le richieste e le sfide specifiche poste da una situazione.
Suddividere attività complesse in sotto-obiettivi relativamente semplici da conseguire, al fine di ottenere periodici feedback positivi circa le proprie abilità costituisce un’ulteriore modalità di potenziamento della propria autoefficacia.
Il concetto di autoefficacia coinvolge tutte le aree della vita di una persona, personale, familiare, lavorati va, che sono strettamente legate tra loro e si influenzano a vicenda.
“Ci sono innumerevoli studi sulle ripercussioni negative dello stress lavorativo sulla vita familiare, ma molto pochi studi su come la soddisfazione sul lavoro migliori la qualità della vita familiare”.
Albert Bandura
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